Redatto da Oltre la Linea.
L’attacco lanciato dalla Turchia ai curdi nel nord est della Siria, nell’ambito dell’operazione Peace Spring, ha riportato alla luce l’annoso tema dell’ingresso della Turchia in Europa.
Turchia in Europa: una vecchia storia
Il tema va avanti da tempo. È dagli anni ’60 infatti che la Turchia ha manifestato il desiderio di entrare a far parte dell’Unione Europea (allora ancora CEE).
Questa spinta si è intensificata nei primi anni del nuovo millennio, proprio sotto il governo dell’uomo più discusso del momento, Recep Tayyip Erdoğan che, con una serie di riforme ha dato il la all’avvio dei negoziati.
Nonostante gli sforzi turchi, tra cui l’abolizione della pena di morte e il riconoscimento di maggiori diritti proprio alla minoranza curda, numerosi aspetti di criticità hanno reso difficile il percorso.
Tra questi la situazione ambigua sui diritti umani e i genocidi – mai riconosciuti da Ankara – del popolo armeno e dei cristiani assiri. Altro nodo spinoso la questione dell’autoproclamata Repubblica Turca di Cipro del Nord, entità creatasi a seguito dell’invasione turca di Cipro del 1974 e mai riconosciuta dalla comunità internazionale.
Nel 2002 Valéry Giscard d’Estaing – allora presidente della Convenzione Europea – si era pubblicamente opposto all’ingresso della Turchia nell’Unione.
Turchia in Europa: storica fissa di sinistra e Berlusconi
All’interno del nostro Paese l’ingresso turco nell’UE ha rappresentato una vera e propria fissa sia per la sinistra che per parti del centrodestra, come Forza Italia.
Nel 2003 Silvio Berlusconi era stato tra i maggiori sponsor per Ankara. L’allora presidente del Consiglio aveva infatti affermato di essere “sempre stato convinto, dal ’94 quando presentò la domanda di adesione all’Europa, dell’importanza dell’ingresso della Turchia nell’Unione. Non faccio fatica a pensare la Turchia in Europa“.
La dichiarazione aveva ricevuto anche gli apprezzamenti di Erdogan che si era detto felice degli “sforzi italiani nel convincere i partner europei ad accogliere la nostra adesione“, sottolineando come il suo Paese condividesse “tutti i valori sui diritti umani, come del resto l’Europa“.
Se Berlusconi si era mostrato ben disposto la sinistra non era stata da meno, mostrando sempre fortissima sostenitrice dell’ingresso di Ankara nell’UE.
Nel 2007 Romano Prodi dice, per esempio, che “La Turchia nell’UE è un traguardo strategico”.
Tra gli sponsor non poteva mancare Emma Bonino. Oggi la storica leader radicale chiede l’embargo europeo contro Anakara, ma nel 2004, come membro della Commissione Indipendente sulla Tuchia, non aveva mancato di sottolineare i benefici che questa avrebbe apportato all’Unione lanciandosi inoltre in dichiarazioni entusiastiche:
“Avviando il negoziato con la Turchia, l’Europa dimostra di essere un partner forte e credibile. Dialogare con Ankara significa mandare un segnale a 20 milioni di musulmani che vivono nei nostri paesi. L’Europa che non deve trasformarsi in una cittadella cattolica, ma perseguire con forza il suo progetto politico“.
E anche poco tempo fa, nel vicino 2013, i toni erano totalmente differenti. “L’Unione europea deve continuare i negoziati con i Paesi candidati. Se si vuole veramente influenzare il percorso democratico della Turchia l’Europa non può congelarsi” aveva detto la Bonino.
PD insiste. Quartapelle: “Avvicinamento di Ankara ad UE deve andare avanti”
Se sul tema molte sono state le giravolte e molti i rimpianti (Berlusconi dice: “Se Turchia fosse entrata in Europa tutto questo non sarebbe accaduto“). C’è chi è rimasto però convinto delle proprie posizioni. Parliamo del Partito Democratico.
PD e Movimento 5 stelle hanno infatti bocciato la risoluzione di Fratelli d’Italia in cui si chiedeva di negare l’ingresso ad Ankara nell’UE.
In un’intervista, inoltre, Lia Quartapelle ha dichiarato: “La posizione della maggioranza del Pd è che il processo di avvicinamento di Ankara all’Unione Europea debba andare avanti. All’interno della Turchia esiste una forte opposizione filo-europea con cui dobbiamo mantenere il dialogo. La Turchia non è Erdogan“.
Se l’attacco ai curdi ha fatto cambiare idea a molti convertitisi sulla via di Damasco (o forse di Kobane) il PD resta fermo a sostenere le stesse tesi di 15 anni fa. Anni nei quali che le criticità paiono tutt’altro che diminuite.
(di Simone De Rosa)
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