Redatto da Oltre la Linea.
Un server privato pieno di informazioni sensibili su cittadini russi e statunitensi che si recavano in visita a Julian Assange, al quale gli americani avevano pieno accesso: così la CIA spiava gli incontri del fondatore di Wikileaks Julian Assange.
Questo emerge dallo scoop del quotidiano spagnolo El País, che a seguito della pubblicazione degli audio e dei video registrati illegalmente dalla compagnia di sicurezza Undercover Global ha contribuito ad aprire le indagini sul suo direttore, l’ex militare David Morales.
Così la CIA spiava chi faceva visita a Julian Assange
Come riporta la testata spagnola El País, David Morales, direttore e fondatore della compagnia privata di sicurezza Undercover Global S.L., incaricata della difesa dell’ambasciata ecuadoregna a Londra durante il lungo soggiorno di Julian Assange, ha chiesto al suo team di catalogare “con la massima priorità” i cittadini statunitensi e russi che facevano visita al fondatore di Wikileaks.
L’indagine a carico di Morales, ora nelle mani della Corte Suprema spagnola, è stata ordinata dal giudice José de la Mata ed è iniziata dopo che, sempre la testata spagnola, aveva pubblicato gli audio e i video che dimostravano come la Undercover Global spiasse i meeting che Assange teneva in ambasciata.
Morales, ex militare, ha dichiarato sia verbalmente che attraverso alcuni documenti inviati ai suoi collaboratori che, nonostante fosse stato formalmente assunto dall’allora presidente dell’Ecuador Rafael Correa, lui lavorava “per gli americani”, ai quali ha inviato documenti, video e audio degli incontri tenuti da Assange.
I microfoni all’ambasciata dell’Equador
Dopo che, nel dicembre del 2017, sono state installate nuove telecamere all’Ambasciata dell’Equador, Morales ha chiesto ai tecnici di dotarle di tre canali di accesso streaming: “Uno per l’Equador, uno per noi e uno per X”. Quando uno dei tecnici ha chiesto a Morales di chiedere “agli americani” il modo in cui avrebbero avuto accesso alle telecamere, le sue risposte sono sempre state evasive.
Morales ha ordinato di installare microfoni negli estintori e anche nel bagno delle donne, dove gli avvocati di Assange si riunivano in quanto credevano di essere più al sicuro; il fondatore dell’agenzia di sicurezza si è anche raccomandato di mettere degli adesivi ai bordi delle finestre, così che i vetri non tremassero e la CIA potesse ascoltare meglio con i microfoni laser a distanza.
Ma la violazione della privacy di Assange, secondo El País, andava ben oltre la registrazione dei suoi incontri: quando un collaboratore di Assange in visita all’Ambasciata ha portato con sé suo figlio neonato, Morales ha fatto raccogliere il pannolino dalla spazzatura per esaminare il DNA e determinare se il bambino fosse un figlio segreto del fondatore di Wikileaks.
“Spiate i russi e gli americani”
Lo spionaggio della CIA nei confronti del fondatore di Wikileaks Julian Assange, riporta il quotidiano spagnolo, è aumentato dopo la salita al potere in Ecuador di Lenin Moreno. In quel periodo, Morales volava frequentemente a Washington, dove tra i suoi maggiori clienti aveva Sheldon Adelson, magnate della catena di hotel e casinò Las Vegas Sands in ottimi rapporti con il presidente americano Donald Trump e che vanta, come capo della sua sicurezza personale, un ex alto grado della CIA.
Tra le altre cose, Morales aveva dato priorità assoluta allo spionaggio dei cittadini russi e americani che facevano visita ad Assange. Tutte le informazioni venivano raccolte all’interno di un server FTP (File Transfert Protocol) localizzato a Jerez de la Frontera, il quartier generale della UC Global.
Gli impiegati della compagnia di Morales, infatti, non solo documentavano con video e audio tutte le conversazioni che avvenivano con Assange ma, nel caso di cittadini russi o americani, sequestravano cellulari e computer.
Il quotidiano spagnolo ha rivelato che a questo server aveva libero accesso la CIA: gli indirizzi IP registrati dal server provengono tutti dagli Stati Uniti, e uno di essi coincide con quello di una compagnia di sicurezza che lavora per il Federal Bureau of Investigation.
(di Federico Bezzi)
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