Redatto da Oltre la Linea.
Il 21 gennaio 1973 il re di Francia Luigi XIV veniva decapitato a Parigi. La rivoluzione francese compiva il suo corso e si consegnava alla storia uno degli strumenti di morte più emblematici di tutti i tempi: la ghigliottina.
Ghigliottina: come funziona la decapitazione
La ghigliottina era formata da una base alla quale si fissavano due montanti di 4 metri distanziati tra loro di 37 cm. Questi erano poi uniti tra loro da una barra sulla quale era montata una puleggia, un disco girevole nel quale veniva avvolta una fune che permetteva alla lama di scendere e salire.
La lama, di forma trapezoidale, era appesantita da un peso, che ne garantiva un maggiore peso e una ancor più rapida discesa.
Ghigliottina: origini, etimologia e utilizzo
Nonostante il suo ricordo si leghi inesorabilmente alla rivoluzione francese, la ghigliottina ha origini ben più antiche.
Chi usava la ghigliottina? Delle prime versioni risalgono infatti già alla Gran Bretagna del 1300. Varie tipologie aventi un meccanismo simile si sono viste poi nel 1500 in Scozia, Italia e Germania. Nello Stato Pontificio, ad esempio, la c.d. “mannaja” era strumento già noto e utilizzato proprio a partire dal XVI secolo.
La ghigliottina vera e propria nasce però nel 1792 per opera del tedesco Tobias Schmidt che la costruisce su indicazioni di Antoine Louis, segretario dell’accademia di medicina. La macchina resta però legata al nome di Joseph-Ignace Guillotin, medico francese che si batté per primo – fallendo e consegnando poi il testimone a Louis – per l’introduzione dello strumento per l’esecuzione della pena di morte.
L’obbiettivo era quello di assicurare un’esecuzione rapida e possibilmente indolore.
Molti sono stati, nel corso degli anni, i nomi noti a cadere sotto la lama della ghigliottina, anche se il ricordo porta inesorabilmente a Luigi XIV e Maria Antonietta, le figure che più di tutte si ricollegano a questo strumento di morte.
Dopo la rivoluzione francese l’utilizzo della ghigliottina crebbe a dismisura e si diffuse rapidamente. Quasi tutta l’Europa e molti altri Paesi nel mondo adoperarono lo strumento, che ha avuto vita fino ad un periodo relativamente recente, coincidente con l’abolizione della pena di morte in gran parte dei Paesi che la utilizzavano. Basti pensare che in Francia la ghigliottina è stata in uso fino al 1977 (anche se l’ultima esecuzione pubblica è datata 1939).
Morte indolore? Morte istantanea?
Come riporta IlFoglio a proposito della ghigliottina, “In uno studio pubblicato nel gennaio 2011, i ricercatori della Radboud University Nijmegen, guidati da Anton Coenen, hanno rilevato un lampo di segnali elettrici che si verifica circa un minuto dopo la decapitazione“. (“Quando si taglia una testa” – 25 agosto 2014)
“L’uomo con la testa tagliata” – si legge – “vive ancora uno o due minuti, nonostante perda in pochi secondi la coscienza del mondo esterno”.
Nonostante il sensazionalismo di certe leggende con qualche retrogusto scientifico, il ricercatore medico Shiya Ribowsky, su HistoryChannel, spiega come la ghigliottina, o la decapitazione, sia un metodo di morte rapidissimo. Anche se la morte sopraggiungesse dopo svariati secondi infatti, il calo pressorio e la perdita di sangue farebbero sì che si perda coscienza subito dopo l’impatto con la lama.
Alla luce dei rilievi svolti dagli esperti sembrerebbe quindi che la morte per decapitazione non sia assolutamente una morte istantanea, tanto meno una morte indolore.
La ghigliottina nel cinema
Oltre ai numerosi film con a tema la rivoluzione francese, la scena più celebre dell’utilizzo della ghigliottina si lega alla pellicola “Il marchese del Grillo“. Il film narra le gesta del nobile romano Onofrio del Grillo, interpretato da Alberto Sordi, in una Roma sotto il dominio napoleonico.
L’esecuzione del prete brigante Don Bastiano è forse la scena più celebre dell’intero film. Strumento di morte, definito da Don Bastiano “strumbolo“, è appunto una ghigliottina, esportata dai conquistatori francesi nel corso delle campagne napoleoniche.
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(La Redazione)
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